7 marzo 2022
Placida, selvaggia, quasi incontaminata. Lasciamoci alle spalle per un attimo i colori e l’allegria vivace di Procida e tuffiamoci nella quiete verde di Vivara.
Oasi protetta e dal 2002 riserva naturale statale, l’isola di Vivara è una lingua rocciosa a forma di mezzaluna, ricchissima di fauna selvatica e vegetazione mediterranea: 32 ettari di pura natura. La più piccola tra le isole Flegree emerge come un uncino tra Ischia e Procida, ed è collegata a quest’ultima da un ponte lungo 362 metri: fino al 2014 è stato presente nel Guinness dei Primati come il ponte tibetano più lungo al mondo.
La storia dell’isola di Vivara
Bellissima, contesa e a lungo abbandonata. La storia di Vivara assomiglia a una travagliata storia d’amore, con il finale ancora incerto. Scopriamola insieme.
L’isola è ciò che resta di un antichissimo cratere vulcanico sottomarino, risalente a più di 50.000 anni fa. In origine era collegata a Procida tramite un’alta falesia, oggi completamente sprofondata sotto il mare (l’attuale Golfo di Genito) e formava un unico territorio con il promontorio di Santa Margherita, nella parte più occidentale di Procida. Le acque all’interno del golfo formavano un bacino d’acqua quasi completamente chiuso, che i Romani utilizzavano come vivaio di pesci: il vivarium, da cui probabilmente deriva il nome di Vivara.
I primi insediamenti sono riconducibili ai Micenei, pacifici colonizzatori che l’hanno abitata in modo stabile intorno al XIV sec. a.c. Nello stesso periodo, Vivara venne utilizzata come approdo strategico per le navi che commerciavano tra il Tirreno e il Mediterraneo Orientale, ma rimase disabitata per quasi due millenni.
Nel ‘700 i Borboni, per volere del re Carlo, la popolarono di selvaggina e Vivara divvenne una riserva di caccia.
Nell’800 passò di proprietà al comune di Procida, che la pose in affitto come terreno agricolo. Una parte significativa della vegetazione autoctona, in particolare l’antica foresta di querce, venne rasa al suolo per lasciar posto alle coltivazioni di viti e ulivi. L’isola è stata così sfruttata a fini agricoli e poi abbandonata e invasa nuovamente dalla vegetazione selvatica.
Nel 1940 venne ceduta alla fondazione Albano Francescano, per poi tornare in tempi recenti agli eredi degli ex proprietari privati.
Dopo aver rischiato di essere venduta a una società privata con finalità turistico-ricettive, nel 1974 venne dichiarata Oasi di protezione naturale e dal 1979 è sottoposta a vincolo archeologico. Con decreto del Ministero dell’Ambiente, nel 2002 l’isola di Vivara è diventata Riserva Naturale Statale, accessibile solo per motivi di ricerca ambientale e scientifica.
Negli ultimi anni è stata aperta saltuariamente al pubblico e oggi, dopo lunghi contenziosi giudiziari, finalmente è tornata ad essere visitabile.
La fauna e la flora dell’isola di Vivara
Vivara è un vero paradiso terrestre per tante specie di animali. La visita all’isola offre la possibilità di un facile trekking tra la natura incontaminata, con la possibilità di imbattersi nella fauna selvatica tra cui conigli, rare farfalle e uccelli come lo sparviero o la ghiandaia marina. Si possono osservare oltre 100 specie di uccelli, stanziali e di passo che, soprattutto in primavera, trovano nella fitta vegetazione un rifugio sicuro e protetto.
Qui incontriamo la massima espressione della classica macchia mediterranea: lecci, ulivi, ginestre, mirto selvatico, fichi d’India. Ogni stagione ha la sua fioritura: a fine febbraio l’erica e il narciso, per passare poi al mirto in giugno, al profumatissimo gelsomino selvatico e, a fine estate, all’inula e al corbezzolo. La primavera e l’autunno potrebbero essere i momenti ideali per visitare Procida e Vivara.
Come raggiungere l’isola
Come si arriva a Vivara? L’unico punto di accesso all’isola è un condotto per trasportare l’acqua, costruito nel 1957 e diventato pedonale solo negli ultimi anni. In tanti lo chiamano ponte tibetano, probabilmente per la sua lunghezza e per il suo aspetto quasi “sospeso” sull’acqua. Si accede al ponte tramite il promontorio di Santa Margherita, nei pressi della Marina di Chiaolella a sud-ovest di Procida.
Cosa vedere all’isola di Vivara
L’escursione dell’isola è una totale immersione nella natura, coronata da splendide vedute panoramiche che si aprono all’improvviso. Non ci sono spiagge a Vivara e le coste sono alte e rocciose. Percorrendola si scorgono da una parte le mille sfumature di verde della macchia mediterranea, dall’altro l’intenso blu del mare. Gli unici rumori sono il fruscio leggero del vento tra gli arbusti e il cinguettare armonioso degli uccelli, intervallati dallo scroscio delle onde che si infrangono sulle rocce. Nell’aria si percepisce il profumo del mirto selvatico che si mescola alla salsedine.
Oltre alla natura lussureggiante, a Vivara ci si imbatte in alcuni reperti interessanti, totalmente abbandonati, che danno all’isola un tocco di mistero:
Consigli utili per l’escursione alla isola Vivara
La riserva naturale è visitabile dal martedì alla domenica SOLO previa prenotazione da effettuarsi nel sito ufficiale Riserva Naturale Statale Isola di Vivara.
I visitatori verranno accompagnati da una guida naturalistica e i gruppi saranno formati da un massimo di 25 partecipanti.
Orari:
L’intera isola si percorre in circa tre ore, seguendo il sentiero principale che inizia con una scalinata costruita negli anni ‘30 per accogliere la visita della principessa Maria Josè, moglie del principe Umberto. Il sentiero unisce i due estremi dell’isola, Capitello (proprio di fronte a Procida) e Punta Mezzogiorno.
L’escursione è semplice ma bisogna prestare attenzione ad alcuni dettagli:
Dai nostri Resort potrai raggiungere l’isola di Vivara noleggiando le nostre ebike, oppure con l'autobus linea L1. Il nostro staff sarà felice di fornirti tutte le indicazioni utili!