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30 agosto 2021

Parte ITALICS, aspettando Procida 2022 Capitale della cultura italiana

L’isola di Procida, perla del golfo di Napoli, dal 2 al 5 settembre si anima di arte con “Panorama”, la prima mostra organizzata dal consorzio ITALICS che riunisce oltre sessanta tra le più autorevoli gallerie d’arte antica, moderna e contemporanea attive in Italia.

Capitale della Cultura

ITALICS, nato nel 2020, dedica ogni anno un progetto artistico per raccontare e far conoscere le bellezze e le eccellenze del nostro paese sviluppando percorsi d’arte inediti in stretta relazione con il territorio, attraverso lo sguardo dei galleristi italiani. L’idea è quella di portare l’arte nello spazio pubblico collegando i luoghi, le persone, l’artigianato, l’economia locale per disegnare un immaginario panorama visivo. Una nuova modalità di leggere il paesaggio e la sua storia attraverso l’arte, le relazioni e gli abitanti.

Il primo appuntamento vede il coinvolgimento di Procida, che nel 2022 prenderà il testimone dalla città di Parma per diventare capitale della Cultura italiana. “La cultura non isola” è lo slogan con cui si presenta al mondo Procida. Un’isola d’autore, contemplativa, piena di colori e sapori. È stata l’ambientazione suggestiva per il film Il Postino con Massimo Troisi e per Arturo, il protagonista del romanzo di Elsa Morante. E lo è anche per la mostra diffusa di ITALICS dal titolo “Panorama”, curata da Vincenzo de Bellis, direttore associato del Walker Art Center di Minneapolis.

Quattro giorni di happening che coinvolgono l’intera cittadinanza, grazie anche al supporto di Agostino Riitano, direttore di Procida Capitale Cultura 2022. Il percorso espositivo di “Panorama” abbraccia cinque secoli di storia dell’arte, dall’antichità al contemporaneo, con un focus sulla produzione italiana e in particolare sul contesto napoletano, mostrando una dimensione culturale internazionale. Linguaggi e media differenti per raccontare l’incredibile varietà di stili, materiali, soluzioni compositive e traduzioni formali che hanno caratterizzato la creatività di ogni tempo.

Il percorso si snoda sui 4 chilometri quadrati dell’isola, dal porto di Marina Grande sino all’antico borgo di Terra Murata, dominato da Palazzo d’Avalos (1563) già carcere fino al 1968. E si sviluppa su oltre venti siti diversi, tra architetture pubbliche e private, chiese, palazzi storici e aree popolari. Cinquanta opere per cinquanta artisti circa, tra gli storicizzati e le nuove generazioni, in stretto dialogo con gli spazi individuati. Si passeggia tra le opere di Fortunato Depero, Mimmo Paladino, Luigi Ontani, Giuseppe Penone e Andy Wharhol. Il carcere antico ospita opere legate all’isolamento mentre intorno all’Abbazia di San Michele sono presenti quelle di carattere spirituale e mistico. Le grandi installazioni dominano le terrazze con vista sul mediterraneo. Oltre a godere di una grande varietà di opere site-specific, firmate da autori giovani, che abbracciano per lo più i linguaggi performativi e sperimentali, facendo ricorso al sonoro, alla dimensione digitale e alla partecipazione collettiva. Come la performance di Elisabetta Benassi (1966), “Ordine e Disordine”, che vede l’artista a bordo di una Apecar declamare con la sua voce, come un manifesto politico, i titoli di alcune opere di Alighiero Boetti per le strade dell’isola o la performance diretta da Adrian Paci (1969) che coinvolge in prima persona i cittadini procidiani che, con una sedia in mano, abbandonano la propria casa per dirigersi verso Piazza Massimo Troisi portando il saluto ad ogni nuovo arrivato. Tra gli altri anche Salvatore Arancio (1974) con “A Soft Land No Longer Distant”, una grande scultura in ceramica realizzata per l’occasione dalla rinomata Ceramica Gatti di Faenza e Flavio Favelli (1967) con il suo totem di vassoi recuperati in silver plated, piegati e martellati.

Tra i progetti speciali da non perdere è l’esposizione della straordinaria opera di Lucio Fontana “Concetto spaziale. La fine di Dio” (1963), del celebre ciclo “Fine di Dio” che comprende 38 tele che rappresentano l’apice dello spazialismo di Fontana e metaforicamente la fine dell’arte figurativa. Una costellazione di buchi, squarci e incisioni all’interno della celebre forma a uovo, simbolo di vita. Il monocromo verde mela proviene dalla collezione privata di Tornabuoni Arte, visibile per la prima volta in un contesto a vocazione sacra, nella suggestiva cappella di Santa Maria Regina della Purità, nel Complesso dell’ex Conservatorio delle Orfane a Terra Murata. All’interno della cappella si instaura un confronto inedito con un importante dipinto del seicento “La Adorazione dei pastori” di Matthias Stomer, artista olandese che opera in Italia, proveniente per l’occasione dal Museo e Real Bosco di Capodimonte.

Robert Berry (1936) inaugura “Panorama” con un gesto simbolico dedicato alla leggerezza riproponendo una sua storica performance del 1969. Gas inodore e incolore viene disperso nell’atmosfera in un luogo sconosciuto dell’isola, senza lasciare traccia, se non i manifesti che riproducono la località in cui è collocata la bombola. A celebrare Procida è presente anche il francese Daniel Buren (1938), che da oltre trent’anni ha un rapporto speciale con l’isola diventando la sua terra di buen retiro. Famoso per le sue righe colorate presenta il suo outil visuel, un’opera inedita che accompagna la mostra per tutta la sua durata, accogliendo i visitatori dal loro arrivo alla partenza, come memoria di questa esperienza.

“Panorama” regala inoltre momenti di riflessione e dibattito con la partecipazione del geografo Franco Farinelli fino a estendersi oltre i confini dell’isola, sulla terraferma, grazie alle collaborazioni sul territorio napoletano, offrendo un’esperienza completa con un calendario ricco di visite guidate nei luoghi della cultura partenopea. Non resta che scoprire il programma completo di tutte le iniziative di “Panorama” ITALICS e raggiungere Procida per godere l’autenticità di questa terra attraverso l’occhio artistico.

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